L’aneurisma cerebrale è una dilatazione “a palloncino” di un’arteria cerebrale; è generalmente situata su una biforcazione vasale, e più raramente su una triforcazione. La sua rottura implica una situazione clinica molto grave, con una percentuale di decessi che sfiora il 30% e con una significativa percentuale di invalidità residua; la rottura dell’aneurisma comporta inoltre una situazione instabile, con elevato rischio di nuova emorragia e necessità di trattamento nei primi giorni dall’emorragia. In assenza di rottura, un aneurisma cerebrale è raramente sintomatico; la diagnosi viene generalmente posta sulla risonanza magnetica , ma deve poi essere perfezionata sull’angiografia o sull’angio-TAC cerebrale. Il rischio di emorragia - per i portatori di aneurisma cerebrale intatto - è intorno all’ 1%- 2% all’anno, con frequenza maggiore in casi particolari (e minore per dimensioni molto ridotte dell’aneurisma).
Le modalità attuali di esclusione dal circolo sono quella tradizionale microchirurgica e quella (alternativa) endovascolare: nel primo caso l’aneurisma viene escluso con posizionamento di una o più clip (ossia di un “fermaglio” di lega metallica) sulla base dell’aneurisma; nel secondo caso l’aneurisma viene escluso dal suo interno – senza intervento chirurgico – con posizionamento di spirali in platino, fino ad ottenere la trombizzazione completa del lume vascolare. Per alcune sedi di aneurisma è più indicato il trattamento chirurgico, per altre quello endovascolare. Recentemente sono stati introdotti nuovi presidi endovascolari (stent, flow-diverter) che mirano ad escludere l’aneurisma modificando/deviando il flusso a monte e in prossimità dell’aneurisma. Solo Centri di cura molto specializzati propongono – a Verona da più di 20 anni - entrambe le modalità terapeutiche (chirurgica ed endovascolare). Inoltre il Centro di Verona propone una metodica chirurgica innovativa, basata sulla flussimetria e sul monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, mirante all’abbassamento del rischio chirurgico; La possibilità di utilizzare entrambi questi metodi (flussimetria e monitoraggio) è soprattutto apprezzata nei casi più complessi, dove le dimensioni dell’aneurisma sono ragguardevoli e la modalità di clippaggio particolarmente impegnativa.